I giardini della Biennale

A Venezia più che in qualunque altra città sono apprezzati i pubblici giardini, costituendo questi l’unico paesaggio in cui l’occhio possa riposare sopra un po’ di verde ed il piede calcare l’arena”: così scriveva una rivista italiana del 1895 in occasione della Prima Esposizione Internazionale d’Arte e ancora oggi la sensazione di pace e tranquillità ci pervade alla vista dei Giardini della Biennale, a due passi da Cozy House Venice

I giardini furono fatti costruire da Napoleone agli inizi dell’Ottocento quando si decise che anche a Venezia era necessaria un’area verde ma l’intervento non fu certo indolore: per ottenere un terreno libero da costruzioni furono demolite chiese e conventi e con essi la testimonianza di un pezzetto di storia della città

Dove oggi c’è l’ingresso ai giardini si ergevano la chiesa e il convento di San Domenico, fondato nel Trecento e, a partire dal 1560, sede del tribunale e delle carceri dell’Inquisizione: qui fu detenuto Giordano Bruno dopo il suo arresto e prima di essere condotto a Roma, così come molti altre persone accusate di eresia.

A differenza di altri luoghi, a Venezia i condannati per eresia non venivano bruciati in luogo pubblico ma annegati nottetempo, senza strepito, nelle acque della laguna. Il rogo toccava invece ai libri che contenevano idee sgradite all’Inquisizione: il 29 aprile di ogni anno, presso il ponte di San Domenico, sul rio di Sant’Anna, oggi parzialmente interrato e divenuto via Garibaldi, i frati erano soliti bruciare i libri proibiti sequestrati nel corso dell’anno. Proprio il luogo dove oggi, con la Biennale, celebriamo la cultura, l’immaginazione, l’innovazione e l’incontro delle differenze era un tempo il simbolo e la sede della chiusura, del dominio sulla fantasia e del controllo del pensiero.

Si decise di abbattere anche il convento di sant’ Antonio, famoso a Venezia per un’usanza molto meno drammatica rispetto alle pratiche del Sant’Uffizio: fino al 1409, con il pretesto della devozione per S. Antonio Abate, i monaci usavano lasciar vagare per la città alcuni porci che venivano nutriti dalla pietà dei fedeli per poi diventare un ghiotto boccone per il padre priore!

Dovettero cedere il posto ai Giardini anche il convento delle suore Cappuccine di Castello, dette Concette, fondato alla fine del ‘600 per volere del senatore Francesco Vendramin, e l’Ospitale dei Marinai, costruito alla fine del 400 per ospitare, “nel nome di Messer Gesù Cristo”, i marinai e i soldati divenuti invalidi combattendo per la Repubblica di Venezia.

Le macerie ricavate dalle demolizioni furono usate per rinsaldare il terreno e per interrare il vicino canale di Sant’Anna per creare la Via Eugenia (l’attuale via Garibaldi).

Oggi i giardini sono divisi in due porzioni: un’area che ospita i padiglioni riservati alle esposizioni di arte e architettura della Biennale e un’altra zona dedicata ai veri e propri giardini pubblici, caratterizzata da alberi secolari e da statue in memoria di protagonisti della storia e dell’arte.

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