La casa di Livia

Come penso tanti boccadassini d’origine o d’elezione, mi sono chiesta anch’io perché Camilleri abbia scelto Boccadasse come luogo della casa di Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano. Boccadasse nei romanzi di Camilleri è solo un nome ma un nome squisitamente evocativo che non trova riscontro in alcuna descrizione narrativa ma che, come riflesso del personaggio che vi abita, diventa sinonimo di casa, di nido accogliente, di rifugio lontano e sicuro.

In un’intervista rilasciata in occasione del ricevimento della laurea honoris causa nelle discipline della letteratura e dello spettacolo da parte dell’università di Genova nel giugno 2016, Andrea Camilleri ci svela l’arcano: “non ero mai stato prima a Genova ed è stato un amore a prima vista. Mi sono sentito benissimo, a casa mia, cioè come se la conoscessi e l’avessi frequentata da chissà quanto tempo e quanti anni. Anche se l’odore del mare era diverso dal mio però c’era qualcosa che mi faceva innamorare di questa città. Questa è stata una cosa che si è impressa per sempre dentro di me. È stata Raffaella a portarmi per la prima volta a Boccadasse. È lì fu la seconda ondata d’amore. Mi piacerebbe veramente, se dovessi trasferirmi in qualche posto mi trasferirei a Boccadasse.”.

Con queste parole lo scrittore ricorda la prima volta in cui andò a Genova, nel dicembre del 1950, all’età di 25 anni, per ricevere il primo premio ex aequo di un concorso di poesia e come quel momento lontano si sia impresso nel suo cuore e nella sua mente e abbia fatto nascere un legame profondo con la città e in particolare con Boccadasse.

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